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GAE CAPITANO OSPITE DE “LE STANZE DELLE CANZONI” -INTERVISTA

“Gae Capitano ospite de “Le stanze delle Canzoni” racconta alcuni passaggi del suo percorso d’autore e della sua storia ai microfoni virtuali di Luca Viviani e del suo format dedicato al mondo delle canzoni”

“Ciao Gaetano, come sai, apprezzo tantissimo il tuo modo di scrivere e soprattutto, apprezzo la tua voglia di continuare a proporre un tipo di canzone di stampo autorale. Vuoi raccontarci un po’ della tua storia? “

 Ciao Luca. Grazie per avermi invitato e un saluto ai colleghi de “ Le Stanze delle canzoni”.

Come sai la stima è reciproca – ti considero uno degli autori più versatili e talentuosi in circolazione- e mi fa piacere trovarti d’accordo su una certa ricercatezza autorale che caratterizza alcuni di noi. Il punto interessante sarebbe capire quanto sia utile, oggi, l’eleganza autorale nell’attuale panorama musicale italiano.

la mia storia? Scrivo canzoni da quando ne ho memoria, ancora prima di saper leggere e scrivere, ho un passato da chitarrista, studi classici di conservatorio, e dal 1986, dal mio primo contratto con la Fonit Cetra – lavoro nel campo della musica occupandomi di scrittura, produzione e consulenze.

Ho vinto alcuni premi nell’ambito della scrittura quindi da molti sono più conosciuto come autore di testi, ma gli anni alle spalle e i progetti sono ormai davvero molti e raccontare di me sarebbe complesso. Anche Wikipedia elenca solo in parte le mie esperienze .

Per questo invito chi volesse approfondire il mio percorso d’autore a visitare direttamente  il mio sito personale gaecapitano.it , dove –oltre una sezione Academy songwritingacademy.it dedicata a chi vuole scrivere canzoni – esiste un blog dove racconto un po’ della mia storia, raccolgo interviste, articoli e miei pensieri sul mondo della scrittura e del songwriting.

“Soffermiamoci un attimo su usong e ciò che ha rappresentato per te. Vuoi raccontarci cosa è successo?”

Usong [ il portale dedicato ad autori e interpreti creato da Diego Calvetti e Adrian Berwick] è stato un interessante e discusso progetto durato dal 2013 al 2017, che andava a coprire un tassello complicato del circuito discografico: mettere in comunicazione autori e interpreti con producer, case editrici e major, mediante l’analisi e la supervisione di una serie di professionisti.

Per quanto mi riguarda, è stata un’esperienza difficile ed entusiasmante.

Difficile perché confrontarsi con grandissimi professionisti, non è stato facile e ogni tuo credito personale con loro non aveva valore, siccome a essere analizzate, erano le opere, e questo veniva fatto con una visuale molto diretta e concreta, senza sconti, praticamente la stessa delle case discografiche,  a cui poi i brani migliori venivano proposti.

Entusiasmante perché mi ha permesso di crescere professionalmente e di conoscere e avviare collaborazioni con nomi straordinari della musica. Uno su tutti il maestro Maurizio Fabrizio, un mostro sacro che non ha bisogno di presentazioni: colui che ha scritto “ I migliori anni della nostra vita” di Renato Zero e “Almeno tu nell’universo” di Mia Martini.

Anche solo potersi confrontare con due massimi esperti come Adrian Berwick e Diego Calvetti valeva il progetto di Usong.

“Cosa pensi servirebbe alla musica italiana, oggi? “

La musica, il linguaggio, la composizione e la scrittura in genere sono organismi emozionali viventi, in continua evoluzione, che tendono a oscillare, cambiare forma e rimanere in brevi stati d’immobilità per alcuni periodi.

Per questo motivo quello che manca alla musica è sempre un modo alternativo di dire le cose, proporre una visuale originale.

E, da sempre, chi la trova, o la ripresenta nel momento giusto, riesce a distinguersi ed arrivare al maggior pubblico possibile.

Oggi siamo in una fase di standardizzazione che omologa tutti i generi e tende a “bruciare” vorticosamente brani che sono scritti per attirare l’attenzione in qualunque modo, per conquistare il nostro interesse per un po’ di secondi. Opere inevitabilmente già destinate quindi ad ascolti veloci e superficiali.

Mancano artisti, canzoni, produzioni forse sganciate dal circuito puramente commerciale e fatte in modo artigianale- con l’anima- che possano rimanere nel tempo ed entrare a far parte delle nostre vite, come per qualche canzone importante che abbiamo incontrato nel nostro percorso e che è diventata , in qualche modo, frammento inscindibile della nostra storia personale.

“Vuoi dirci quali sono le tue canzoni a cui sei più legato e perché?”

Voglio credere che la canzone più bella per un autore sia sempre la prossima da scrivere, perché di questa speranza è costituita l’energia che alimenta i sogni di ogni artista.

Sono contento di aver avuto la fortuna di lasciare piccole orme del mio cammino di scrittura con “Il Dio delle piccole cose”, contenuto nell’album Disco d’Oro, Disco di Platino “Il padrone della festa” di Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e Max Gazzè, candidato a miglior album cantautoriale al Premio Tenco, o con “Tabula rasa” di Ilaria Porceddu&Gnu Quartett che ha ricevuto premi e favori della critica musicale d’elite come Mario Luzzatto Fegiz, Michele Neri, Michele Monina e altri grandi esperti e critici.

Poi ogni canzone ha una sua storia naturalmente: come “Nina le leggenda della ballerina” scritta con il maestro Daniele Dall’Omo storico chitarrista di Paolo Conte, con cui ho vinto il Premio Panchina del Resto del Carlino o “L’uomo senza storia” di Alex D’Herin prodotta dalla casa di moda Frangiluna che è poi diventata un cortometraggio con diverse nomination, tra cui una come Miglior colonna sonora.

“Tra le tue collaborazioni più recenti c’è anche quella con una cara amica comune. Sto parlando di Adriana Spuria. Come è nata la vostra collaborazione e soprattutto, avrà un seguito?”

Adriana Spuria è un’autrice straordinaria e un’interprete raffinata, un’artista cosmopolita con un bellissimo background formativo che attinge alla storia della musica italiana ed estera doc. Basta ascoltare il suo ultimo singolo “Fragile”

E’ stato un bell’incontro fortunato: Adriana era ospite con Ilaria Porceddu -con cui collaboravo- al Festival di Anatomia Femminile di Michele Monina. Ci siamo trovati subito in sintonia e abbiamo iniziato una collaborazione che va avanti sempre con immenso piacere. Abbiamo lavorato a diversi progetti (uno molto bello vede anche la tua firma: “Veroamore”) e in questo momento stiamo realizzando un brano molto particolare:  “I Fiori del Male” la versione italiana – di cui potrete trovare un’anteprima del testo sulla pagina di apertura del mio sito- di uno dei suoi ultimi singoli: Restless,

“Il sogno nel cassetto?”

Sono un estimatore delle voci grandi voci femminili italiane, immaginate come strumenti pregiati per eseguire le canzoni che scrivo.

In questi anni ho avuto il privilegio di poter presentare dei brani a meravigliose artiste che amo, come Mina, Silvia Mezzanotte,Tosca, Fiorella Mannoia, Elisa, e sicuramente unsogno nel cassetto sarebbe poter ascoltare una mia canzone interpretata da loro.

E -siccome bisogna sempre sognare in grande – magari un brano importante, di quelli che sopravvivono al tempo, realizzato con una orchestra d’archi.

“Hai un luogo privilegiato dove scrivere o l’ispirazione arriva quando meno te lo aspetti?”

L’idea – che sia una frase letteraria o una linea melodica può arrivare in qualunque momento e in qualunque posto. A me spesso capita mentre dormo, quando i processi mentali sono slegati dai filtri del ragionamento.

Poi sicuramente aiuta avere un luogo del cuore dove potersi isolare per non essere distratto dal mondo, un angolo dove sentirsi a proprio agio. Nel mio caso uno scalino antico di una chiesa da cui vedere il mare o le luci soffuse del mio studio di registrazione.

“Cosa ti piace della musica di oggi? Hai qualche nome, qualche suggerimento d’ascolto da darci?”

Nell’infinità di proposte usa e getta qualche perla pregiata si trova.

Amo le produzioni di Riccardo Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari, piccoli capolavori commerciali magari non originalissime ma sicuramente scritte da manuale e con un linguaggio fresco come  “Giovani wannabe” o “Pastello bianco” .

Ammiro “La rappresentante di Lista” (il duo Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina.) che hanno alzato l’asticella della qualità e spettacolarità delle canzoni riportandele ai grandi successi degli anni passati.

Ci sono giovani cantautrici talentuose come Alicexx, ChiamamiFaro o la splendida Simona Severini.

E poi ci sono delle certezze confermate la cui arte mi accompagna quando cerco qualcosa di più profondo:

grandi artiste che elegantiscono il panorama italiano come la pianista contemporanea Roberta Di Mario con la sua raffinata prodzione che segue le orme di Einaudi

Roberta Di Lorenzo , autrice di “E tu lo chiami Dio” di Eugenio Finardi  musicista di Gianluca Grignani, preziosa  interprete e autrice.

O Ilaria Patassini , in arte Pilar, che seguo da moltissimi anni e  in questi giorni è sul palco con uno dei più grandi arrangiatori viventi: Jeoff Westely, che ha diretto  artisti come Peter Gabriel, Claudio Baglioni, Bee Gees, Battisti

Vai al video di “vero Amore” @ Adriana Spuria:

 

 

 

 

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