“Come possiamo decidere se la canzone, la musica o il testo che abbiamo scritto ha valore, potenzialità, la capacità di portare efficientemente quello che volevamo esprimere a chi ci ascolta?. Una domanda -“non solo lecita ma necessaria“- che pone le basi sulla discutibile, controversa, personale, capacità di giudizio,: argomento infinito e spinoso che nella vita reale oltrepassa il lato artistico e sconfina nell’intricato mondo delle relazioni umane”

Scrivere una canzone è un piccolo miracolo“. [Gae Capitano]

Saper fondere parole e musica per creare un “oggetto sonoro” in grado di superare i nostri filtri mentali e arrivare dritto alla nostra anima per creare emozioni è una capacità straordinaria e affascinante.

Ma noi artisti non dobbiamo cadere nell’errore di accontentarci solo di avere creato qualcosa che non esisteva.

Perché le canzoni – in quanto costrutti emozionali- vanno ben oltre le regole di organizzazione di musica e parole: una canzone può essere costruita a regola d’arte ed essere ugualmente una brutta canzone.

Come possiamo decidere se una nostra canzone o un nostro testo siano belli?

Sebbene si tratti di materiali dell’ingegno, quindi liberi di avventurarsi verso ogni esperienza sonora o letteraria, le musiche e le parole delle canzoni, a parte eccezionali casi, diventano efficienti – e per “ efficienza” s’intende la capacità di arrivare in qualche modo a chi la ascolta, suscitare pensieri e stati emozionali- quando rispondono a regole di base.

Da dove arrivano queste regole?

Nella sezione Academy del sito troverai clip video dove affronto l’argomento, ma in linea di massima la risposta è che queste regole arrivano dalla nostra esperienza sonora personale e dal background musicale a cui siamo “esposti” da quando siamo nati.

Le regole sono “sotto programmi di routine” che girano nella nostra mente e ci dettano i parametri con cui giudichiamo se una cosa è bella o brutta. Un modo di giudicare l’arte e la creazione non corretto ma cinicamente realistico e brutalmente efficiente nella vita di tutti i giorni.

Le canzoni non sono costrutti immobili ma “oggetti sonori” in grado – se correttamente costruiti – di suscitare reazioni in chi le ascolta.

Per questo motivo una delle risposte più elementari per decidere se la canzone che abbiamo creato è in grado di trasmettere qualcosa (e uso il brutto termine generale “qualcosa” perché le canzoni veicolano qualunque emozione) è farle ascoltare e  sondare le reazioni che suscitano.

Questa prova sul campo -la più semplice, realistica, efficace delle prove- evidenzierà col tempo che, per quanto rivoluzionari vogliamo essere, se seguiremo alcuni accorgimenti pratici troveremo modi più efficaci di altri di trasmettere quello che vogliamo dire.

Modi che diventeranno processi di creazione definiti. Quindi i nostri algoritmi.

Mi ha colpito molto, tanti anni fa, una dichiarazione di un grande regista che affermava che se voleva commuovere uno spettatore non riprendeva una persona che soffriva realmente, ma un attore in grado di fingere di soffrire.

Un’affermazione forte che riassume il mondo del cinema e della comunicazione in generale, dove pochi parametri efficaci (tono della voce, espressione, sguardo) sono in grado di trasmettere più emozioni di un mix generale, completo – quindi confuso, dispersivo- d’informazioni reali ( come la reale sofferenza).

Quando creiamo qualcosa di nuovo, quindi anche quando scriviamo una canzone, riceviamo una ricompensa chimica dall’amigdala, perché l’uomo è una macchina biologica costruita per promuovere iniziative e idee utili alla sopravvivenza.

Aldilà di questa prima sensazione, in seguito, solo un’analisi realistica di quello che abbiamo creato potrà darci degli indizi sulla sua bellezza o efficienza.

E’ necessaria quindi un’educazione al giudizio, capacità che si sviluppa negli anni attraverso gli ascolti e l’esperienza.

Le canzoni sono fatte di linee melodiche, testi e dall’abilità di un interprete di saperle amalgamare e rendere credibili con la propria interpretazione. Il messaggio globale di questi elementi sarà quello che arriverà all’ascoltatore e formerà il giudizio.

Sapersi ascoltare con umiltà e avere un bagaglio di riferimenti (ascolti), è il primo passo per decidere se una nostra opera ha valore o potenzialità.

Fin quando questa capacità di analisi non inizia a dimostrarsi equilibrata, occorrerà servirsi di pareri esterni: quelli delle persone a noi vicini, prima, quelli degli esperti, dopo.

E qui si apre un mondo: Filippo Neviani (Nek) una volta mi ha detto: “Non permettere mai a nessuno di giudicare quello che scrivi”. E’ un’affermazione forte e controcorrente ma riassume una serie di considerazioni:

Gli amici possono essere troppo permissivi o troppo critici;

gli esperti possono non essere idonei a giudicare le vostre opere (immaginate un esperto di musica classica che debba giudicare un rapper);

la persona che vi sta ascoltando non è abbastanza attenta, motivata o – come succede nel mondo reale- è condizionata da fattori esterni (vendervi qualcosa, compiacervi, o denigrarvi in ogni caso per ragioni esterne che nulla hanno a vedere con il vostro mondo artistico).

I miei consigli generali sono:

1) Ascoltare molta musica per sviluppare una capacità di giudizio.

2) Costruitevi un vostro mondo di regole dettate dall’imitazione delle cose che vi piacciono.

3) Mai auto- compiacersi: giudicate le vostre opere con distacco, come se foste ascoltatori esterni che le ascoltano per la prima volta, immaginando l’effetto di ogni frase letteraria o sonora.

4) Selezionate le persone a cui fare ascoltare il vostro materiale. Scegliete di ascoltare solo chi si rivela utile alla vostra crescita: chi vi ascolta con attenzione e vi dice la verità, con oggettività e senza secondi fini.

Il consiglio  più importante:

5) Seguite l’affermazione di Nek: “Non permettete a nessuno di dire che non potete fare una cosa o che il vostro materiale o chi siete non hanno valore”

La storia della musica è lastricata di giudizi sbagliati dettati da presunti grandi esperti a persone che poi hanno dimostrato il loro immenso valore.

 

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E infine perdonate il gioco di parole: “Ultimo consiglio”- proprio uno dei più grandi artisti degli ultimi anni “Ultimo” si è trovato in questa situazione. Quindi non arrendetevi mai.

© Gae Capitano @ Songwriting Academy

Songwriting Academy

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