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GAE CAPITANO: IL PENSIERO DI MOGOL

“ Scrittura di ottimo livello, buono l’aspetto della creatività, efficace l’uso delle immagini costruite con metafore appropriate. Capacità scenografiche, sensibilità, narrativa precisa e lucida. Notevole background formativo e stilistico”

In realtà il commento non appartiene solo a Giulio ma anche ai suoi collaboratori di quel periodo al CET, Centro Europeo di Toscolano: Giuseppe Barbera eccelso pianista, il grande autore Giuseppe Anastasi (ha scritto Sincerità e Controvento di Arisa) e naturalmente lui:

Giulio Rapetti in arte Mogol, il più famoso degli autori italiani.

I cui testi hanno così profondamente segnato il modo di percepire la parola scritta nelle canzoni, mio e di migliaia di altre persone, autori, artisti.

Naturalmente vado fiero del suo pensiero e quello dei suoi collaboratori, tra l’altro Giuseppe Anastasi è un autore bravissimo che ammiro molto.

 

Quando il CET aprì nei primi anni 90 non mi iscrissi: i costi e le tempistiche di partecipazione erano complicati, in particolare per chi muoveva i primi passi nel mondo della musica cercando di farla diventare un lavoro.

Nel 1992 avevo molti sogni nel cassetto ma come tanti musicisti una posizione ancora instabile nel mondo del lavoro, e rinunciai.

Al salone della musica del 1993 ne parlai in una intervista su RAI 3, ospite di Nanni Moretti ( iniziavo ad essere conosciuto nel circuito degli autori): “La preparazione artistica d’eccellenza dovrebbe essere un bene non privatizzato, in particolare per gli artisti che dimostrano di esserne meritevoli“, dissi.

Ed è un pensiero che ritengo ancora sacrosanto oggi.

Molte cose sono cambiate da allora, e l’accesso ai corsi di Giulio e dei suoi professori è diventato più semplice grazie alle borse di studio e ai premi dei vari concorsi italiani che pilotano le nuove promesse verso un appuntamento storico e unico come quello di conoscere Mogol -uno dei tasselli della storia della musica italiana d’eccellenza-  e frequentare la fucina artistica del Centro di Toscolano

dove il vero dono è incontrare tanti colleghi con i tuoi stessi sogni e passioni, consacrare amicizie  e collaborazioni.

Ho conosciuto Mogol più tardi, quindi, negli anni 2000, e alla prima occasione gli chiesi un parere scritto diretto e ufficiale del mio mondo di scrittura, perchè non volevo il suo giudizio per me così prezioso, potesse diventare una pacca sulla spalla al ristorante alla fine di una serata.

E siccome ci tenevo davvero al suo giudizio, promisi a mia moglie Claudia che se Mogol mi avesse dato una valutazione anche solo normale, sufficiente, non entusiastica, mi sarei messo l’anima in pace e avrei dimezzato le ore che dedicavo alla musica, inserendo quelle attività che nella mia vita sono sempre rimaste indietro: passeggiate, palestra, studi di recitazione e armonia, weekend senza lavorare.

Ricordo quanto fossi intimorito di ricevere un suo parere negativo:

una cosa è scrivere benino, vincere qualche concorso di letteratura, avere un contratto discografico con la Fonit Cetra a titolo della mia capacità di scrittura,

un’ altra chiedere al più famoso autore italiano un parere serio sul tuo lavoro e aspettarsi una risposta professionale.

Perché chi conosce Mogol sa che ha una visione realistica, irriverente, colta ma pratica del mestiere e nessuna remore nel dirti come stanno le cose.

Chiedere una valutazione ai grandi può rivelare rovesci della medaglia, risposte che possono infrangere sogni e convinzioni. Cambiarti la vita in pochi istanti.

Ne ero cosciente. Attesi quindi con calma, salutariamente chiamando la sua carinissima e professionale segretaria di allora, la gentilissima Lorella, responsabile dei corsi, chiedendo ogni tanto di ricordare cortesemente a Giulio il mio materiale.

La valutazione finale di “Ottimo” e le sue parole gentili “Ritengo i testi tutti ottimi” mi tranquillizzarono (e salvarono dalle promesse, che non ho ancora mantenuto).

E’ stato un momento particolare del mio percorso di autore, di cui ho un ricordo molto intenso e bello.

Da allora il suo pensiero è un piccolo cameo che mi accompagna quando scrivo o mi avventuro in nuovi progetti: la sua foto -sotto- è una delle poche, con Maurizio Fabrizio, che tengo sulla scrivania dove lavoro.

Il sommo maestro osserva.

Grazie Giulio – non solo per questo – ma soprattutto per i grandi brani che hai scritto che ci hanno fatto -e continuano- a farci sognare.

 

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