“Immaginate il titolo di una canzone come un trailer cinematografico che deve catturare la curiosità del pubblico per indurlo a decidere di andare il vedere il film che rappresenta”

«Il titolo di una canzone dovrebbe innanzi tutto essere originale»

come si fa a controllare? Si scrive su un motore di ricerca (Google) “Titolo + Canzone” e si analizzano i risultati. Se fosse già stato utilizzato, occorrerebbe cambiarlo.

Nessuno vi vieta di utilizzare lo stesso titolo: la Siae  (Società Italiana Autori ed Editori) – e le equivalenti società che svolgono lo stesso ruolo sui diritti delle opere- non applica alcuna tutela sul titolo: possono esistere 50 “Vite Spericolata” e 100 “Questo piccolo grande amore”.

Occorre però analizzare diversi aspetti importanti.

Mentre il fatto possano esistere 10.000 canzoni che s’intitolano “Amore” o “Il Mare” sia abbastanza naturale, perché ogni autore si confronterà prima o poi con temi simili, i titoli famosi o che hanno un carattere personale, diventano un po’ come dei marchi registrati:

se cito “Il cielo in una stanza” penserete immediatamente a Gino Paoli, “Vado al massimo” a Vasco Rossi e “La cura” a Battiato – pur riconoscendo il fatto che si tratta di titoli tutto sommato comuni e che ognuno di noi avrebbe potuto inventare.

«La regola non scritta è quindi che la canzone più famosa acquisisce nell’immaginario comune il diritto di essere associata a quel titolo»

Se avete scritto “Questo piccolo grande amore nel 1960 e nel 1972 Baglioni ha fatto uscire la sua, la vostra canzone non avrà alcun diritto e nessun valore particolare: perderete semplicemente la proprietà intellettuale dell’idea originale, (intellettuale perché – dicevamo- quella giuridica non c’è mai stata in quanto i titoli non sono tutelati).

Ipotizziamo che non essendoci regole decidiamo lo stesso di utilizzare un titolo esistente:

nessuno ci vieta di intitolare la nostra canzone: “Questo piccolo grande amore” o “Centro di gravità permanente” o “Brividi”: quali aspetti pratici dobbiamo  considerare­?

Non esiste nessuna infrazione di leggi quindi la questione è filosofica

Per esempio utilizzare “Brividi” come titolo dal febbraio 2022 ci renderà poco originali, presuntuosi o direttamente ridicoli:

“Sai ho scritto una canzone che si intitola “Brividi”- “ Wow! Quella di Mahmood e Blanco?” “ No e’ un mio inedito scritto con mio cugino” “ Ahhh…” (e se ci fossero le nuvolette sulla testa leggereste divertenti commenti)

Inoltre immaginate di aver scritto una canzone che s’intitola “Brividi” o “Questo piccolo grande amore” e di eseguirla in un concerto o piazza: chi compila il borderò (cioè lo strumento con cui vi verranno pagati i diritti d’autore) quante volte attribuirà il brano a voi o al al titolo più famoso facendovi perdere soldi? In sostanza: sempre, se non è un vostro conoscente o siete voi a compilarlo.

Nei rari casi in cui si utilizza un titolo esistente, accorerebbe che la vostra canzone sia più bella della canzone famosa con lo stesso titolo: un’impresa non proprio facile.

In ogni caso s’innescherebbero dei confronti inutili tra le due canzoni: gli autori scelgono una strada alternativa cambiando titolo.

Proseguiamo con l’analisi del titolo:

«Il titolo deve essere semplice, interessante e corto»

I titoli lunghi non sono memorizzati e creano confusione e abbreviazioni sulla compilazione dei documenti: state tranquilli che chi compila il borderò quando dovrà scrivere la vostra canzone per un passaggio radio, un concerto @Amore che mi hai lasciato il 24 di Dicembre senza lasciarmi neanche il regalo@ segnerà solo “Amore” o “ 24 Dicembre”

«Cosa davvero interessante: a chi finiranno i soldi della vostra esecuzione in questo caso?»

In caso di dubbi i soldi finiranno nel fondo cassa comune che sarà diviso tra i soci principali (cioè quelli che già guadagnano un sacco di soldi).

La scelta del titolo nasconde altre insidie:

istintivamente dovrebbe cogliere il cuore della canzone esprimendo un concetto o utilizzando la parola “chiave” utilizzata nella canzone:  ”Centro di gravità permanente”  esprime sia il concetto del testo, sia il cuore centrale della canzone, quello più appariscente.

Infatti, molte canzoni utilizzano la parola “chiave” usata nel ritornello o in un punto strategico dell’esecuzione

 ”E dimmi che non vuoi morire” di Patty Pravo e’ un finale, “Gloria” di Umberto Tozzi e’ un attacco “Vita Spericolata” è nello stesso tempo il concetto chiave della storia, una parola del testo un attacco  (“Voglio una vita spericolata”).

«Se non teniamo conto dell’aspetto di centrare con il titolo la migliore sintesi del brano la cosa potrebbe sfuggirci di mano»

Nel blu dipinto di blu” di Modugno nell’immaginario collettivo diventa “Volare” e “Vattene Amore” di Minghi e Mietta è per tutti “Trottolino Amoroso dududu da dada” evidenziando il fatto che il titolo scelto dagli autori non è riuscito a rappresentare  il punto più significativo del brano, quello per qualche motivo colpisce l’immaginazione di tutti.

«Infine un punto da non dimenticare: come la bellezza di un trailer cinematografico non ci garantisce che il film che anticipa sia bello, così il titolo di una canzone in realtà non è la canzone!»

Il titolo potrebbe essere inferiore o superiore al prodotto o persino non significare niente.

Ricordate “Il nome della Rosa” di Umberto Eco?

È un titolo che non c’entra niente con il romanzo: a storia conclusa, dopo 600 pagine, mentre i due protagonisti principali si allontanano dal monastero benedettino dove si è ambientata la vicenda, il discepolo chiede al maestro il nome di una rosa che vede sul terreno.

 

© Gae Capitano @ Songwriting Academy

News Songwriting Academy

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *